LA PEDAGOGIA DI ERODE

Orazio andò dal vegliardo che gli avevano indicato, nella zona chiamata “Grandi Vecchi del Libro”, e dopo avere ottenuto il colloquio disse:

– Dunque lei è Erode. Erode Antipa. O forse Erode il Grande?

– Qual è il problema?

Il problema era che non possedeva altri dati. Per lui Erode ce n’era solo uno, quello del vangelo:

– Senza offesa: lei è quello che ha fatto ammazzare i bambini?

Il vecchio da prima rise, poi si rabbuiò:

Ancora un ignorante! Come si permette?

– Mi scusi, non volevo offenderla. È che nel Vangelo…

– Sciocchezze, disse il re. Innanzitutto io sono morto nel quattro avanti Cristo. O forse anche prima, dipende dai calcoli. Dunque non avrei avuto nessuna ragione per fare ammazzare i bambini. In secondo luogo, la strage degli innocenti non s’è mai avuta: sarebbe stato un tale avvenimento che i libri di storia non l’avrebbero certo trascurato. Giuseppe Flavio, o Giuseppe Ebreo che dir si voglia, ne avrebbe parlato. Questo storico narra, a proposito della mia epoca, avvenimenti anche molto meno importanti e orribili di questo. Che fantasia, quel cosiddetto evangelista!

– Cosiddetto?

– Cosiddetto, confermò Erode, che per qualche secondo guardò il giovane con aria perplessa. Poi aggiunse:

– Non mi dica che lei crede che i vangeli sono stati scritti dagli apostoli! Veramente lei non sa nulla di critica neotestamentaria? Possibile che queste cose gliele debba insegnare io, che non sono cristiano? Io che non avrei nemmeno potuto esserlo, essendo morto prima che Cristo nascesse?

Orazio allargò le braccia:

– Lei ha ragione: sono un ignorante e non so nulla di storia ebraica. Mi scusi. Magari lei è uno che adora i bambini.

– Questo no, stabilì serio Erode. Non esageriamo. Anzi, ad essere sincero, non li sopporto proprio. Non li mangio, non li faccio uccidere, ma non li sopporto. Lei invece li ama?

Il giovane fu sorpreso dalla domanda. Riguardo ai bambini se l’era sempre cavata dicendo e pensando le cose che dicono e pensano tutti. Invece ora, in maniera diretta e brutale, gli si poneva il problema: lui, i bambini, li amava?

– Beh, forse no, ammise. Sono carini, non gli farei del male, ma sono un po’ fastidiosi.

– Un poco? rise il vecchio, sarcastico. Sono pesti intollerabili. Però devo precisare il mio pensiero, altrimenti mi metteranno sul groppone un’altra strage degli innocenti. Lei ha tempo?

– L’eternità.

– E allora sediamoci. Dunque, i bambini non sono insopportabili in sé, sono gli adulti che li rendono tali. Sarebbero normali ma divengono una seccatura perché hanno dei genitori. Se dovessi occuparmi io, di un bambino, non l’odierei affatto. Forse lo amerei con tutto il cuore. È il figlio di altri, o comunque quello di cui si occupano gli altri, che è insopportabile.

– In che senso?

– Ecco qui. A me piacciono i cavalli, da vivo ne avevo centinaia. E li tenevo nelle stalle, ovviamente. Ora immagini che un mio amico, anche lui appassionato di cavalli, ami talmente il suo da farlo mangiare alla sua tavola. Affari suoi, nevvero? Ma se pretendesse di farlo mangiare alla mia tavola, quando è invitato da me, sarebbe strano che io l’odiassi, lui e il suo cavallo? E chi sarebbe la vera bestia, fra i due?

– Il cavallo fa quello che gli fa fare il padrone, povera bestia.

– Giusto, approvò Erode. E i bambini sono come quel cavallo. Con l’aggravante che, mentre un cavallo lasciato a se stesso bruca un po’ d’erba, sonnecchia e comunque non dà fastidio a nessuno, un bambino lasciato a se stesso si trasforma in un cataclisma.

– Addirittura!

– Non le piace la parola cataclisma?

Orazio non seppe cosa rispondere. Era sempre più impressionato da quel vecchio che sembrava uno dei profeti visti al Prado, nei dipinti di Ribera, e tuttavia era vispo e pungente come un Voltaire. Cercò d’essere diplomatico:

– La parola mi sembra eccessiva. La maggior parte della gente si limita a dire che i bambini possono essere fastidiosi.

– Ottimismo di facciata, obiettò l’altro. I bambini possono essere – e spesso sono – semplicemente odiosi. Possono distruggere la vita dei genitori e perfino togliere la pace ai terzi, per qualche tempo. La gente non osa dirlo, ecco tutto.

– Perché ama i bambini?

– No, perché metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie. Il nostro istinto, per evitare che prendiamo a calci i piccoli rompiballe, ci vieta perfino di dirne male. E c’è di peggio: i genitori che hanno figli, almeno momentaneamente, impazziscono.

– Mi pare francamente eccessivo.

– Non è che divengano schizofrenici, è che gli si annebbia il giudizio. I loro bambini divengono oggettivamente odiosi, ma loro, i genitori, gli permettono di comportarsi in una maniera che, prima della loro nascita, avrebbero giudicato assurda. Quelli che non hanno figli piccoli, ancora mentalmente sani, normalmente hanno voglia di strangolare le piccole pesti e tuttavia non solo i genitori, ma anche la società e il loro stesso istinto glielo proibiscono. Gli proibiscono anche di dirne male, appunto, per paura che passino dalle parole ai fatti. Essi si limitano dunque ad un commento: “Eh, sono proprio vivaci, questi bambini!” Gliel’ho già detto, un comportamento razionale, riguardo ai bambini, metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie.

– È il punto di vista più pessimistico che abbia mai ascoltato.

– No, il record non è mio. La frase migliore l’ha detta un comico americano di molti anni fa. Ha detto: “un uomo che odia cani e bambini non può essere interamente cattivo”.

Orazio non poté impedirsi di ridere, ma poi riprese:

– Non è troppo severo? Tutti dicono che i bambini sono carini. Certo, hanno i loro difetti, e tuttavia…

– Tuttavia? Lasci perdere il tuttavia e mi dica francamente quali sono i loro difetti.

Il giovane avrebbe preferito difenderli un po’ ma volle essere onesto e obbedì all’invito. Non che fosse difficile: anche per lui i bambini, a volte, erano stati difficili da tollerare.

– I bambini sono rumorosi. Non sono autosufficienti. Chiedono sempre che ci si occupi di loro. Creano cento problemi. Si fanno la pipì addosso. Piangono. Si mettono in pericolo. Ma poi cominciano a crescere …

– E fanno sciocchezze anche più grandi, l’interruppe Erode. Ma tutto questo non ha nessuna importanza. Perché i difetti che lei ha enumerati sono naturali. È naturale che i bambini giochino, magari facendo rumore; è naturale che non siano capaci di procurarsi il cibo ed è naturale che si facciano la pipì addosso, se sono piccoli. Tutto questo si potrebbe anche sopportare. Il peggio è invece che il bambino, incapace di occuparsi di se stesso, ignorante, debole e irrazionale, come lei stesso ha riconosciuto, amerebbe credere di essere un adulto.

– E questo sarebbe il peggiore difetto? Francamente mi stupisce. È normale che il bambino voglia crescere!

– Non sarebbe il peggiore difetto, e anzi sarebbe un atteggiamento naturale fra gli altri, se non ci fossero i genitori. Procediamo con ordine.

Chiunque si renda conto d’avere mille limiti subisce una grave frustrazione. Se è sano di mente o accetta la propria situazione o cerca di migliorarsi. Il bambino invece, inevitabilmente frustrato dalla sua condizione, non potendo reagire nella realtà, si fabbrica una soluzione immaginaria: si sforza di credere che i limiti del bambino lui personalmente non li ha. Sono un adulto come gli altri, si dice. Ho gli stessi diritti degli altri. Posso fare tutto quello che voglio, come un adulto. Suona il telefono e mio padre risponde? La prossima volta risponderò io, anche se ho due anni. Mamma apparecchia la tavola? Lo voglio apparecchiare anch’io!

Se si lasciasse operare la realtà, questa gli insegnerebbe, con pazienza e fermezza, i suoi limiti ed egli da un lato li accetterebbe, dall’altro cercherebbe di superarli. Invece che cosa avviene, con i genitori? Il bambino non può arrivare a prendere un oggetto posto in alto? Bene, ordina a suo padre di prenderglielo e lo ottiene. Non è capace di procurarsi il cibo? Può sempre ordinare a sua madre di procurarglielo. È come un re che non ha la forza di sollevare un masso ma possiede decine di schiavi cui può ordinare di sollevarlo: non è normale che si senta fortissimo?

Il bambino s’accorge d’avere poco potere sulla realtà e reagisce cercando di dominarla col pianto, con le grida, col fare i capricci. In altri termini obbliga gli astanti a dargli la prova, loro stessi, che la realtà lui la può dominare, eccome. Anche se è alto come un soldo di cacio.

Poiché tuttavia la realtà continua a ripetergli che è piccolo e dipendente, e che gli adulti hanno più potere e capacità di lui, l’unica risposta possibile è ottenere continue smentite ai messaggi che riceve. Deve dimostrarsi che è grande e che può fare le cose dei grandi: può usare il telecomando a tre anni, può usare il coltello per tagliare il pane, può guidare l’automobile, può soprattutto comportarsi come un tiranno orientale che dà ordini perfettamente irragionevoli: si chiama “fare i capricci”. Che tiranno sarebbe il tiranno che ordinasse di uscire con l’ombrello quando piove? Somiglierebbe ad una mamma premurosa. Se invece ordina di uscire sotto il diluvio per comprare delle figurine che, ottenute, finiranno immediatamente nella spazzatura, allora sì ha un vero potere, allora sì lo esercita. Pericle e De Gaulle non erano veri autocrati perché governavano col consenso dei governati. Caligola o Stalin, invece, avevano il vero potere del tiranno: perché l’usavano anche contro coloro che li servivano, anche per scopi assurdi o per commettere crimini.

– Lei dipinge un quadro orribile: ha paragonato i bambini a Caligola.

– Io dico queste cose, i bambini le fanno. Chi è più orribile, loro o io?

– Ma, poveri bambini, che colpa ne hanno, se sono bambini?

– Nessuna colpa! Ho forse detto che hanno colpe? Come nessuna colpa aveva il cavallo del mio amico. Io sto parlando delle colpe dei genitori. Che permettono al bambino del Ventesimo Secolo un comportamento che può provocare l’ulcera. E che fa male anche ai piccoli.

– A sentire lei, bisognerebbe subito smettere di fare figli!

– Lei continua a non cogliere il punto. Non sono i bambini, i colpevoli: sono i genitori.

– Senta, i genitori non possono essere tanto colpevoli come dice lei. Soprattutto se si pensa che si comportano come si comportano perché amano i loro figli! protestò il giovane.

– Finalmente lei comincia ad esserci, si compiacque Erode: i genitori si comportano come si comportano perché amano i loro figli. Ma li amano bene? Fanno il loro bene, intendo?

– Ci provano.

– E sbagliano. Non solo il permesso di comportarsi da tiranni rende insopportabili i piccoli, ma questo permesso gli fa ricevere dalla realtà la risposta sbagliata. Una risposta mitologica, delirante e incostante. Il bambino vive in un mondo che da un lato è frustrante, dall’altro contraddittorio. Gli vengono consentite cose assurde (rispondere al telefono) e gli vengono vietati giochi che non farebbero male a nessuno – pensa lui – come mettere chiodi nella presa di corrente.

Il bambino dovrebbe essere aiutato ad orientarsi correttamente. Ha tre anni e chiede di guidare l’automobile? Bisogna rispondergli che non sa e non può farlo. Questo gli farà dispiacere, lo farà piangere? E che importa? Forse che sa guidare l’auto? No. E allora bisogna ripetergli con fermezza che non deve fare una cosa che non sa fare. Che cosa fanno invece i genitori? Gli permettono, mentre papà guida, di sedere sulle sue ginocchia e di mettere le mani sul volante. E questo, oltre a porre in pericolo la vita di tutti, fa credere al bambino che è in grado di guidare. Mentre non lo è affatto. Del resto gli stessi genitori s’incaricano di togliergli ogni illusione, pochi minuti dopo, dicendo “ora basta, papà deve guidare come si deve”. E lo tolgono dal volante. Insomma, dopo avergli fatto credere il contrario, concludono confermandogli che non è in grado di guidare. E il bambino piange. Piangerei anch’io, al suo posto. Non sarebbe stato meglio dirglielo sin da principio, che non ha l’età per guidare? Non sarebbe stato meglio dargli un’unica risposta, quella giusta, invece di correre rischi da ritiro della patente?

Si fece un silenzio nel corso del quale Orazio cercò qualcosa da obbiettare ma il discorso di Erode era stato così lungo che non sapeva a cosa opporsi, in particolare. Decise d’essere polemico.

– Secondo lei insomma il bambino andrebbe trattato come il gatto di casa.

– A parte il fatto che ci sono dei gatti amatissimi e non per questo viziati, la regola sarebbe: amare i bambini e lasciarli crescere naturalmente senza mai contraddire la realtà, tuttavia. Dunque bisogna permettere che i bambini giochino, anche facendo rumore, ma in un’altra stanza, non dove ci sono gli adulti, magari con ospiti. Bisogna nutrirli, ma non solo con ciò che vogliono loro, nella quantità che vogliono loro, nel momento in cui lo vogliono. Bisogna occuparsi di loro, ma senza essere costantemente a loro disposizione, come schiavi premurosi. E via dicendo. Il bambino deve avere qualche giocattolo, ma nessun adulto dev’essere per lui un giocattolo fra gli altri: questo lo disorienterebbe.

– Non so se i suoi principi siano chiari. Forse per me cominciano ad esserlo, ma sarebbe meglio dare una regola generale, piuttosto che alcune esemplificazioni.

– Non me ne importa molto di fornire regole d’oro, o d’essere a tenuta stagna, dal punto di vista teoretico, sorrise Erode. Gli uomini non mi daranno mai ascolto, sia che gli dica le cose in teoria sia che me la cavi con una serie di esempi. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme, ecco tutto, concluse alzandosi.

– Peccato. Avrei voluto poter riferire la sua opinione con una sola frase.

– Se proprio ci tiene riferisca questa regola: amate i bambini ma non stravolgete la loro realtà. Vanno trattati bene, ma non bisogna falsificare il mondo per fargli piacere. Tutti reagiamo agli adulti che ci dànno fastidio, per esempio: ebbene, abbiamo anche il diritto di difenderci dai bambini che dànno fastidio. Ma ecco, mi sono lasciato andare a fare un esempio. Ci rinunzio. Il messaggio non sarebbe chiaro comunque lo esprimessi. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Le riassumerò allora il mio pensiero con un’altra frase.

– Quale?

– Erode non ha compiuto la strage degli innocenti. Ma a volte se ne pente.

Gianni Pardo

LA PEDAGOGIA DI ERODEultima modifica: 2012-07-22T15:42:00+02:00da gianni.pardo
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