NIETZSCHE

Kéraly, estate 2000

 

 

– Mi scusi, disse Nando: ma io la conosco. Lei è italiano?

L’anima cui si era rivolto reagì con evidente fastidio. Aveva l’aria di chiedersi con quale coraggio un morto qualunque osasse parlargli. Infine, proprio per non spendere molte parole per mandarlo al diavolo, utilizzò un’espressione appresa durante i suoi soggiorni in Liguria:

– Mi scusi, non parlo italiano. Arrivederci.

Nando stava per chiedergli scusa e salutarlo quando, in un lampo, quei baffi e quella faccia ebbero un nome:

– Nietzsche! esclamò felice. Sie sind Friedrich Nietzsche! E continuò in tedesco: Lei non sa quando io sia onorato di incontrarla!

Il filosofo, che pure era intenzionato a liberarsi pressoché brutalmente di questo sconosciuto, fu messo in imbarazzo dal suo evidente entusiasmo. Per questo decise, magari per semplice Höflichkeit, per semplice cortesia germanica, di concedergli qualche secondo.

– Lei mi conosce? Conosce le mie idee?

– Conoscerla? Nando divenne improvvisamene guardingo. Sarei ben presuntuoso se rispondessi di sì. Come conoscere esattamente un filosofo che vuole essere anche artista e anche profeta? Sul suo conto sono in giro le opinioni più diverse. Pensi che c’è perfino chi la considera un ispiratore del Nazismo.

Nietzsche si limitò ad una smorfia di disgusto e non rispose neppure, a questa ipotesi. Era solo curioso di capire chi fosse Nando:

– Ma lei, in particolare, che cosa ha capito, di me?

“ Che lei è un presuntuoso, innanzi tutto”, stava per rispondere l’Italiano, vista la formulazione della domanda. Poi si disse che Nietzsche era certo un presuntuoso, ma almeno era Nietzsche.

– Lei mi ha insegnato il coraggio intellettuale. Con lei ho avuto la possibilità di rigettare i pregiudizi sociali e religiosi. L’Anständigkeit, la decenza corrente, non mi ha più paralizzato. Lei mi ha autorizzato ad ammettere senza falsi pudore la superiorità del pensiero libero sulla mentalità corrente. Lei ha depurato il mio cervello da scorie bimillenarie.

– Non è poco! sorrise il filosofo, tentando un’improbabile autoironia. Lei mi ha posto su un piedistallo molto alto.

– Lei lo merita. Lei ha tentato d’aprire all’umanità una nuova era. Lei ha cercato, saltando all’indietro oltre il Cristianesimo e guardando alla civiltà greca, di ritrovare l’essenza vera dell’uomo e della vita, per poi proiettare quest’uomo verso un totale rinnovamento, verso il futuro. Lei è il più grande filosofo dell’ultimo secolo, o forse degli ultimi due secoli.

– Mi chiedo quanto lei esageri, osservò il Tedesco.

La verità era che quei giudizi gli andavano a pennello ma non sapeva superare il suo istinto di contraddizione. Che infatti vinse.

– Anzi, è sicuro che lei esagera. E si sbaglia.

– No, vede, cercò di spiegare Nando, sorpreso, nel Ventesimo Secolo le sue idee sono state come un lievito, un fiume sotterraneo…

Il filosofo l’interruppe annoiato:

– Non stia a raccontare a me quello che so meglio di lei. Il fatto è un altro.

Seguì un silenzio ma l’Italiano non osò interromperlo. Era convinto che, qualunque cose avesse detto, si sarebbe visto dare torto. E come chiedere delucidazioni ad uno che onorava Eraclito, “l’oscuro”, proprio perché tale?

– Io ho un’immensa stima di me stesso, non c’è ragione di nasconderlo, spiegò Nietzsche, magnanimo. Come sensazione soggettiva so di essere colui che ha ucciso Dio e merita di prenderne il posto. Ma sono troppo intelligente per prendere sul serio questa sensazione. Troppo intelligente per non capire la verità. Lei capisce?

– No.

– Non si preoccupi, ci sono abituato, sorrise -. Era contento di quella risposta. – Lei stima Socrate?

– Moltissimo. È stato un uomo…

– Va bene, sappiamo che grande uomo è stato. In questo momento però c’interessa solo il fatto che è vissuto in Grecia e non in Pakistan, e mentre c’erano i sofisti, non i Turchi. Questo significa che in un altro luogo o in un altro tempo Socrate sarebbe stato solo uno scalpellino un po’ tocco. Lo stesso vale per me. Ora è tutto chiaro?

– Forse, si limitò a rispondere l’Italiano, prudentemente.

– Se io fossi nato in un altro tempo, chi mi avrebbe preso sul serio? Sarei stato ridotto al silenzio. Oppure mi avrebbero lapidato, crocifisso o bruciato. Secondo l’uso del tempo. Invece sono nato dopo il Settecento francese, dopo il trionfo della scienza, dopo il positivismo, in un mondo in cui la religione, fra gli intellettuali, contava poco o nulla. Ci ha badato? Dopo Kant non s’è più discusso dell’esistenza di Dio. Chissà che io non abbia ucciso uno che era già morto di morte naturale.

 – A molti pareva e pare ancora vivo, obiettò timidamente il suo ascoltatore.

– Idolatrie! Abitudini borghesi! Quello che voglio dirle è questo: Confucio sembra avere lasciato un’orma così grande da improntare di sé l’immensa Cina per millenni, ma è impossibile. Nessun uomo può avere tanto potere. Avviene soltanto che, ad un certo momento storico, un uomo – Confucio in Cina, Socrate ad Atene – sintetizzi in sé e nelle proprie idee lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, le tendenze di fondo del suo paese, fino ad apparirne come il Profeta. Un Profeta di dimensioni gigantesche. In realtà, nessun uomo è grande come Buddha, Maometto o il suo Nietzsche. Buddha è il portavoce della mansuetudine vagamente panteistica del subcontinente indiano come Maometto è il portavoce della mentalità araba. Solo questo spiega il loro successo. Se Maometto fosse nato a Bangalore e Budda alla Mecca, non sarebbero stati nessuno. Sarebbero stati persone intelligenti, come ce ne sono tante, come lei, per esempio.

– Come me? chiese smarrito l’altro.

– Come tanti e come lei.

– Io come Buddha? Io come lei, come Nietzsche?

Il filosofo si stizzì:

– Ho detto così, no?

L’emozione fu tale che Nando si svegliò

 

Gianni Pardo

NIETZSCHEultima modifica: 2012-07-22T15:44:00+02:00da gianni.pardo
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